sabato 12 luglio 2008

Scanzano. La protesta

Il leader e il professore: fu la battaglia di tutti
È da pochi giorni in libreria il volume di Pasquale Stigliani e Francesco Buccolo, Fragole e uranio. Scanzano Jonico: storia di una rivolta (Palomar, Bari 2008, pp. 228, euro 18), con prefazione di Beppe Grillo, che ricostruisce, da parte di due suoi protagonisti, la protesta dei cittadini lucani contro il progetto governativo di realizzare una discarica di scorie nucleari nel territorio di Scanzano Jonico. Il libro compare nella collana «Altre Storie», diretta da Marco Brando, con volumi di inchiesta, come quelli sul Processo a Pasolini di Umberto Apice e su Il mondo di padre Pio, di Carlo Trabucco, e altri di analisi del Sud, come il libro di Alfonso Leonetti, Da Andria contadina a Torino operaia, e quello dello stesso Brando, Sud Est. Il lavoro di Stigliani e Buccolo unisce le due caratteristiche: inchiesta d’attualità e osservazione del Mezzogiorno. Perché, dal modo in cui le popolazioni lucane reagirono a quel progetto, tentato con il decreto 314 del 13 novembre 2003, è possibile ricavare un ritratto delle psicologie e delle risorse, spesso sconosciute, i cittadini talvolta considerati provinciali e di serie B. Responsabile del comitato «Scanziamo le Scorie – Terzo Cavone», Pasquale Stigliani dice: «Chi aveva scelto la Basilicata per i propri affari non aveva una grande considerazione dei talenti lucani. Forse erano convinti che tutti avremmo scelto la strada dell’emigrazione, dei riti e delle magie. Ma, purtroppo per loro, gli era andata male. Gli uomini, le donne e i bambini, e non solo di Scanzano Jonico, avevano voluto vivere e realizzarsi nel proprio luogo di origine e non erano disposti a scappare». La storia di questa vicenda assume, in tal modo, un significato generale: il territorio deve tornare ad essere responsabilmente gestito, protetto e amato da chi ha deciso di restarci a vivere. È la base della riscoperta del senso civico. In secondo luogo, quell’episodio e i quindici giorni di protesta che seguirono, culminati con una manifestazione con oltre centomila
partecipanti e con la revoca del decreto, ci danno un esempio efficace e rapido di protagonismo sociale,mobilitato non dalla politica ma dal coinvolgimento della gente in un problema concreto: «Il senso di imposizione - dice Francesco Buccolo, insegnante di Lettere e ricercatore - insito nel decreto 314, ha fatto sì che la gente scendesse in piazza, compatta e determinata, al di là di ogni colore politico o appartenenza sociale. Un movimento trasversale deciso a contrastare una scelta sbagliata nel metodo e nel contenuto». Va notato che anche i rappresentanti locali di Forza Italia, Udc e Alleanza nazionale, si opposero al decreto del governo di cui erano forza di maggioranza. E c’è un altro aspetto che merita di essere ricordato: dopo la vittoria e la gioia, i manifestanti ripulirono i luoghi e tutto tornò in ordine e in attività. «Questa è stata la protesta dei quindici giorni: una resistenza passiva ed educata contro l’imposizione governativa », conclude Stigliani.
Felice Blasi, dal Corriere del Mezzogiorno

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